Analisi del sangue: cosa succede al campione dopo il prelievo
Oggi vi accompagniamo in un
viaggio virtuale nel nostro laboratorio alla scoperta di cosa accade ad
campione di sangue dopo il prelievo venoso. In pratica, come il campione viene
processato per ottenere i risultati che leggete, nero su bianco, sul referto che
vi viene consegnato.
L’intero processo, dal prelievo del campione fino alla refertazione dei risultati, è attentamente monitorato e tracciato. Perché? Naturalmente per evitare errori. Nel caso in cui si dovessero verificare, il sistema di tracciamento, aiuta a capire dove si è verificato un errore e ad intervenire prontamente. Il personale di laboratorio ha ormai a disposizione molteplici sistemi, spesso automatizzati, per accogliere e gestire il campione in ogni sua fase assicurandone il corretto processamento, l’esecuzione dei test richiesti, la valutazione della correttezza dei risultati ottenuti e la corretta comunicazione del risultato al paziente.
Per ciascun tipo di esame
esiste una specifica modalità di prelievo ed un campione adeguato da raccogliere,
così da ottenere il maggior numero di informazioni possibili.
Analisi del sangue: le fasi
- Raccolta del campione
- Etichettatura
- Documentazione
- Processamento
- Esecuzione del test
- Risultati
Sono sei le fasi utili ad analizzare un campione di sangue:
Fase 1: Raccolta del campione
Il personale sanitario preleva
un campione di sangue, generalmente dal braccio, e lo raccoglie nella provetta
adeguata. Talvolta il sangue raccolto può essere suddiviso in più provette,
ognuna destinata ad un esame specifico.
Infatti, esistono vari tipi di provette che contengono sostanze differenti utili a preparare il campione di sangue
per le analisi successive. Non è un caso che ogni provetta sia di un colore
diverso. Il codice colore permette una individuazione più veloce e corretta della
provetta da utilizzare.
Fase 2 e 3: Etichettatura e Documentazione
Queste
due fasi vanno a braccetto, almeno nella prima parte. Non si può etichettare un
campione senza creare una documentazione che ne permette il riconoscimento.
I
campioni raccolti nelle provette sono identificati tramite un sistema di
etichettatura. Le etichette devono riportare, oltre al nome del paziente, un
numero di identificazione. Oggi viene utilizzato un codice a barre (barcode). A questo codice corrisponde la scheda
anagrafica del paziente e gli esami che deve eseguire. Se è presente una ricetta,
questa viene associata al barcode. La corretta etichettatura, e quindi
identificazione e accoppiamento del campione e del paziente, è una fase
cruciale del processo. Sulla provetta possono anche essere riportate
informazioni circa gli esami da eseguire o le modalità di conservazione del
campione.
Se il
prelievo è stato effettuato in ospedale o in regime domiciliare, dopo la
raccolta il campione viene trasportato nel laboratorio che eseguirà gli esami
richiesti. Se il prelievo è stato effettuato direttamente presso un laboratorio
di analisi, verrà spostato solo in un’altra stanza per essere analizzato.
Una
volta nel laboratorio, il campione di sangue viene “preso in carico”, ovvero viene
fatto il suo check-in, grazie al barcode presente sulla provetta. Il barcode
vale anche come sistema di tracciatura. Le informazioni contenute
sull’etichetta permettono di conoscere quali esami devono essere eseguiti su
ciascun campione e, poi, di accoppiare correttamente il risultato degli esami
con il paziente.
Fase 4: Processamento
Il plasma rappresenta la frazione liquida del sangue e viene separata dalla frazione corpuscolata, formata da globuli rossi, globuli bianche e piastrine, raccogliendo il sangue in provette contenenti sostanze anticoagulanti e poi sottoponendolo a centrifugazione per qualche minuto. In seguito alla centrifugazione, che serve a separare le componenti più leggere di una soluzione da quelle più pesanti sfruttando la forza centrifuga, il plasma, di colore giallo chiaro, rimane nella parte alta della provetta mentre le cellule ematiche si depositano sul fondo.
Spesso il campione necessita di una fase di “preparazione” che precede gli esami da eseguire. La maggior parte dei test di laboratorio viene eseguita su siero o plasma, ovvero solo una parte del sangue che viene prelevato.
Il siero viene ottenuto raccogliendo il sangue in assenza di sostanze anticoagulanti. Il sangue prelevato è lasciato libero di coagulare all’interno della provetta.
In seguito alla centrifugazione sul fondo della provetta oltre alle cellule ematiche è presente proprio il coagulo mentre nella parte alta è presente il siero, ossia la porzione liquida del sangue senza i fattori responsabili della coagulazione.
Per analizzare il sangue
intero, cioè il sangue così come viene prelevato, ad esempio per l’esecuzione dell’emocromo, non serve alcuna fase preparatoria. Non serve cioè separare la parte fluida (siero o plasma) dalla componente
cellulare.
Fase 5: Esecuzione del test
A questo punto il campione di sangue è pronto per essere analizzato.
Si usano strumentazioni specifiche altamente tecnologiche. In linea generale, le strumentazioni di chimica clinica utilizzano siero o plasma mentre quelli di ematologia e coagulazione necessitano di campioni di sangue intero raccolti in provette contenenti sostanze anticoagulanti.
Le strumentazioni sono in grado di fornire risultati sia in termini numerici che, spesso, sotto forma di grafici o immagini. La correttezza dei risultati ottenuti deve essere valutata sia dal punto di vista puramente analitico che clinico. La formulazione del referto richiede pertanto competenze sia tecnico-analitiche che cliniche e interpretative.
Fase 6: Risultati
In casi particolari, il risultato di alcuni esami potrebbe richiedere l’immediata comunicazione al paziente o al medico competente. In alternativa, vengono forniti al paziente tramite il referto di laboratorio.
Il tempo che intercorre tra il prelievo del campione e la formulazione del referto può variare molto, da alcune ore a qualche settimana. Questo dipende dalle caratteristiche specifiche del test richiesto.

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